curiosità stroriche padovane  1°

FAMOSO STORICO NATO A PIOVE DI SACCO

Famiglia avventurosa e grande quella dei Davila. Era d'origine spagnola, cioè di Avila, città della Vecchia Castiglia, dove nacque Santa Teresa di Gesù, nota anche come Teresa d'AviIa, protettrice della Spagna. Antonio Davila era stato gran conestabile di Cipro. cioè comandante generale per conto della Repubblica Veneta. Lasciata Pisola si reca alia Corte di Francia. donde poi ripassa in Italia con la moglie Fiorenza SancIitico e coi suoi Dove figli.

II 30 ottobre 1576 a Piove di Sacco, dove forse era ospite di una delle famiglie nobili veneziane che vi possedevano palazzi e ville, gli nacque il decimo figlio che chiamo Enrico Caterino in ricordo dei benefici ricevuti dal re di Francia Enrico II e da sua moglie Caterina de" Medici. Veramente i vecchi libri dicono che Enrico Caterino Davila nacque a Pieve del Sacco, usando l'antico nome di Piove, cioè Is chiesa (Pieve) che si trova sulla curva (sacco). Tuttora il Duomo di Piove si trova sulla curva della strada proveniente da Padova che si dirige verso Pontelongo e Adria.

Quando Enrico Caterino non aveva ancora selle anni segui il padre che tornava in Francia. Non si sa dove abbia studiato. Ben presto fu ricevuto a Corte dove si fece notare favorevolmente. Militò a 18 anni sotto il duca di Montpensier, distinguendosi per il valore all'assedio di Honfleur e di Amieus nel 1597.

Il padre che era tornato in Italia lo richiamo con se, ed egli si trovava a Padova Del 1599 assieme con un fratello. Pace dopo, iI padre si uccise. Sposatosi can Orsetta degli Arscuffi ne ebbe parecchi figli. Visse per un po' di tempo a Parma, dove appartenne all'Accademia degli Innominati.

Nel 1606 per una contesa letteraria si scontra in duello con Tornmaso Stigliani da :Matera che lo feri gravemente In seguito, al servizio della Repubblica di Venezia. Fu comandante militare in Cadore e nel Friuli (1615-17), in Dalmazia nel 1619 e più tardi nel 1623. poi a Brescia dal 1628 al 1630.

Mentre colla famiglia si recava al governo di Crema, si fermò presso Verona nel borgo di San Michele in Campagna oggi noto come San Michele Extra, per requisire carri e viveri. Ivi un uomo feroce e bestiale, un certo Giacomo Turco, lo uccise con un colpo d'archibugio il 26 Maggio 1631. II figlio maggiore del Davila, con grande coraggio, ammazzò sua volta l'uccisore del padre. L'infelice storico fu sepolto nella chiesa della Madonna di Campagna a San Michele Extra.

Come si vede la sua fu una vita piena di falli e di avventure. Tuttavia la fama di lui e affidata ad una notevole
opera scritta: «Storia delle guerre civili di Francia » pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1631 (I'anno della sua morte). E' in quindici libri e va dalla morte di Enrico II° fino al 1598. Lavoro a quest'opera Lungamente, consultando documenti, interrogando le persone, visitando luoghi con molta diligenza. II libra ebbe subito grande diffusione tanto che fu tradotto anche in francese, in inglese, in spagnolo.

Alcuni negano ogni fede al racconto del Davila, ma ingiustamente. Egli talora e un po' parziale, per esempio verso Caterina de' Medici, Ia regina di Francia (in onore della quale, come dicemmo, il padre gli aveva impasto quello strano secondo nome di « Caterino »). II suo lavoro però e degno di lode. II modo di narrare e quello classico italiano, can Molle descrizioni e discorsi. II disegno del libro e ben ordinato e semplice, lo stile facile e piano, con molti pregi che sono tanto più lodevoli in quanta egli scrisse in italiano dopo esser vissuto la migliore, se on la maggior parte della vita fuori d'Italia.

Per dar un'idea di questi pregi riteniamo utile tra scrivere un piccolo brano del Davila dalla descrizione dall'assedio di Parigi del 1590.

«Era già il principio di luglio, ed il frumento della città era tutto consumato, ne altro restava per servizio del popolo, che il nodrirsi d 'avena, della quale alcuna quantità era rimasa: e questa, macinata ne' molini, i quali erano nella città nel corrente  del fiume, ora si convertiva in pane, ora si cucinava in minestra, la quale in lingua francese chiamano volgarmente bollita, e per delicata vivanda a questa s'accompagnava la carne di cavallo, di cane, di somaro e di mulo, non riserbandosi altri cavalli che quelli i quali facevano  per uso della guerra, e gli altri vendendosi pubblicamente per alimentare le famiglie de' signori più grandi. Ma era questa maniera di vivere tollerabile e da desiderarsi rispetto a quella della plebe, che non cavando utile dagli esercizi suoi, e ridotta all'estreme miserie senza danari e senza pane, conveniva pascolarsi, all'uso degli animali bruti, di quelle erbe che si l:rovavano per i cortili, per le strade e per i terrapieni, le quali anco mancando a tanta moltitudine, e porgendo poca sostanza per essere inaridite dal caldo, ovvero avvelenando anco con la qualità loro e producendo vomiti e flussi, si vedevano le misere genti, a guisa di corpi etici e tisici, cadere improvvisamente  morti nel mezzo delle strade; spettacolo cosi lagrimevole e cosi funesto, che avrebbe fatto inorridire qualsivoglia animo più crudele e più fiero»).

Anche queste poche righe possono dar un'idea del valore di questa storico. Inoltre esse dimostrato, col loro senso, la pietà che il Davila, pur essendo un nobile sentiva per gli umili che nelle sciagure pubbliche soffrono più di tutti. Notiamo poi lo strano destino «veneto»  di questo uomo che in fondo non era di vecchio famiglia veneta. Nasce per caso a Piove di Sacco e, dopo lunghi soggiorni fuori del Veneto e anche fuori d'Italia, trova la morte, violenta e fortuita. e la sepoltura in un sobborgo di Verona.

 

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Ignazio Sommer (Merzio)